sabato 29 agosto 2009

I racconti del genocidio


Durante un corso di antropologia filosofica, mentre leggevamo il libro "Chi è l'uomo" di Abram Heschel il discorso andò sulla capacità umana di godere nel fare il male al proprio simile partendo dai campi di sterminio nazisti. Il professore alla fine chiuse con questo concetto : basta niente all'uomo per dimenticare la propria umanità e comportarsi da animale mettendo a servizio della propria animalità l'intelligenza e la furbizia.
Lo sappiamo tutti che è così e basta guardarsi intorno per scoprire quanto è vero, o dare un'occhiata alla storia di ogni paese.
Eppure se ti trovi davanti persone che ti raccontano cosa hanno visto, vissuto e toccato durante un genocidio come quello del Rwanda riesci ugualmente a rimanere sconvolto. Ciò che ascolti non riguarda gente sconosciuta che si è armata contro di loro per chissà quali motivi politici o ideologici. I pochi disposti a raccontare ti parlano del parente, del vicino, del catechista o di un proprio intimo familiare che per un misterioso motivo si è lasciato trasportare da una "follia collettiva" per cui ha iniziato ad uccidere, uccidere e uccidere. Chi non uccideva restava imprigionato nella paura e prima o poi si armava senza capire neppure cosa stesse accadendo.
Come puoi spiegare ad una ragazzina di undici anni che i tuoi parenti si stanno improvvisamente uccidendo perchè sono di etnie diverse quando fino al giorno prima mangiavano insieme? Quale motivo ha scatenato all'improvviso un genocidio di tale ferocia?
Credo che tante siano le spiegazioni che si possono tentare, e se davvero le risposte servissero per impedire altre atrocità varrebbe davvero la pena di spenderci una vita per cercarle.
In quella gente si legge nel volto il dolore, la vergogna, il disagio di quanto è ancora vivo nella loro vita e appartiene per sempre alla loro storia.
- Ognuno di noi ha avuto cari uccisi nei modi più atroci, ognuno di noi ha provato tanto odio da sentirsi capace di fare altrettanto.
La prima vera tappa del nostro viaggio è stata quella di ascoltare qualche testimone, vedere qualche luogo di raccolta dove venivano massacrate centinaia e centinaia di persone, visitare una chiesa che era servita per raggruppare con l'inganno tanti fedeli per poi far uscire gli Hutu e uccidere i Tuzti.
Mentre li guardavo negli occhi mi chiedevo se io avessi avuto lo stesso coraggio di ricominciare e sorridere alla vita.


4 commenti:

cautelosa 29 agosto 2009 alle ore 16:22  

Che cosa spinge un uomo a commettere azioni così atroci, magari nei confronti di chi fino a ieri hai considerato un fratello, un amico, una persona come te? E' una di quelle domande angoscianti alle quali non è facile dare risposta.
E chi aveva pensato che tali atrocità fossero finite con la fine del nazismo, si è dovuto tristemente ricredere.
Il Ruanda, l'ex Jugoslavia, tanto per citare due esempi di luoghi dove l'efferatezza umana non ha conosciuto limiti.
Ricordo alcune immagini del processo tenuto a Bruxelles (mi pare) contro alcune suore responsabili di aver consegnato gente "nemica" agli aguzzini armati.
Donne "normali", con volti "normali", con quegli abiti che indicavano la loro appartenenza ad un ordine religioso, con il crocefisso sul petto. E tu non capisci. E ti domandi se nell'animo di ciascun uomo non ci sia un istinto così profondo capace, a volte, di renderti peggiore delle belve.
Homo homini lupus.

Buona domenica, Brunella.

Brunella 29 agosto 2009 alle ore 21:00  

@cautelosa: il fatto di non sentirsi esclusi da questa possibilità fa venire i brividi. Ciao

Raperonzolo 31 agosto 2009 alle ore 00:50  

Proprio stasera ho visto il film "Hotel Rwanda". Straordinario quanto doloroso.

Il Rwanda è lontano ma la Lega e la xenofobia è vicina e chi predica con convincimento fanatico quella stretta distinzione tra "noi" e "loro", non ci mette molto poi, in un contesto di anarchia e violenza, là dove saltano tutte le regole e paletti del vivere sociale, ad impugnare un macete. Pensiamo alle dichiarazioni fatte in merito ai 73 morti sul gommone e meditiamo.

Brunella 31 agosto 2009 alle ore 15:21  

@raperonzolo: la cosa più triste è stata sentire che tutto è stato strumentalizzato. Chi ha acceso la miccia? Non sono stati loro di sicuro. Prima o poi tutto questo ci si rivolterà contro è solo questione di tempo.

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